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Rubrica Leggerissima: “The Residence”, la nuova brillante serie whodunit prodotta da Shonda Rhimes

Siete tipi da Agatha Christie o Arthur Conan Doyle? Vi piace l’intrigo, amate i dettagli o godete nell’anticipare la fine di libri e film? Bene, allora The Residence è la nuova serie Netflix che fa al caso vostro.

Otto episodi che sono tutti un vero rompicapo e che ruotano attorno alla bravissima Uzo Aduba (Suzanne “Occhi Pazzi” Warren di Orange is the New Black) che, in questo lavoro prodotto da quel genio di Shonda Rhimes, interpreta Cordelia Cupp: consulente della polizia di Washington e miglior detective al mondo.

Cordelia ha tre grandi passioni: il birdwatching, le sardine in scatola e risolvere misteri. La chiamano infatti per venire a capo della morte del responsabile del personale di servizio: l’impeccabile e in apparenza molto pacato A. B. Wynter.

Il “fatto” è avvenuto alla Casa Bianca, per l’appunto “La Residenza”, durante la cena di Stato australiana ed è subito caos: centinaia di indizi, sospettati bugiardi, “testimoni” sbadati, a volte ubriachi e davvero troppe persone arrabbiate.

I dialoghi sono ironici e divertenti, con quel tocco irriverente e di grande impatto regalato, invece, dagli interrogatori silenziosi della detective Cupp. Uzu Aduba è incredibile sia quando “spiega” perché qualcuno non sta dicendo la verità sia durante i momenti di esasperazione per qualche strana teoria dei guru del momento.

Il cast è stato scelto con cura: il Presidente degli Stati Uniti Perry Morgan è interpretato da Paul Fitzgerald; il Primo Ministro australiano Stephen Roos è Julian McMahon, il noto chirurgo Christian Troy di Nip/Tuck (McMahon è figlio dell’ex premiere australiano William). Kylie Minogue che interpreta se stessa, da ospite d’onore diventa “la star di riserva”, costretta a cantare i suoi più grandi successi più o meno in loop (nella vita reale ex cognata di McMahon: non è uno scherzo!).

E anche se non lo vedrete mai, tra gli ospiti c’è persino Hugh Jackman…
La storia viene raccontata seguendo due strade: da una parte c’è l’udienza in cui Edwin Park il detective dell’Fbi che ha affiancato Cordelia (interpretato da Randall Park), la sostituta di Wynter, Jasmine Haney (Susan Kelechi Watson nel ruolo) e altri co-protagonisti vengono interrogati dal senatore Aaron Filkins (ex vero senatore e attore comico Al Franken). Dall’altra, i flashback necessari per entrare dentro la parte investigativa.

A litigare col senatore Filkins c’è la collega Margery Bay Bix (Eliza Coupe) che ha un solo obiettivo: denunciare il consigliere del Presidente Harry Hollinger (Ken Marino) perché – è evidente – ha fatto di tutto per insabbiare la morte di A. B. Wynter (nel ruolo, Giancarlo Esposito).

Questa brillante serie tv è stata creata da Paul William Davies (ritornano ancora una volta Scandal e For the People) che prende largamente spunto dal libro “The Residence: Inside the Private World of the White House” di Kate Andersen Brower.
Nel suo lavoro, la scrittrice ha raccolto varie testimonianze di chi si muove in silenzio con grande dedizione dietro le quinte – e parliamo di centinaia di membri dello staff – per garantire il successo di eventi e della vita quotidiana della residenza del Presidente americano.
Brower ha messo nero su bianco ricordi, gossip e retroscena di una “moderna” schiavitù: i lavoratori invisibili, mai ascoltati tantomeno visti. Questo è il centro, a mio parere, della serie.

In fondo Davies aveva già scavato nella parte meno decorosa della vita di politici americani proprio con la serie Scandal: qui si è forse divertito di più…

Simona Merlo
@smwriter su Instragram

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