Il Libro di Memorie del 1524: un monumento di carta. Un testimone unico e prezioso della vita di cinquecento anni della Contrada dell’Onda, ma anche della Città, ancora Repubblica. I temi trattati vanno dagli aspetti amministrativi a quelli di organizzazione interna, dalla partecipazione alle feste e alle corse del Palio alla costruzione degli apparati per le Allegrezze e alla realizzazione delle livree, fino alle decisioni sulle insegne che rappresentano la Contrada. Interessanti gli inventari per la gestione dei beni immobili – terreni, piani di casa – e dei beni mobili, acquisiti, dati in pegno o venduti: bandiere e palii, tamburi e bossoli per l’accatto, candelabri e bacili d’argento.
Una costante sono le memorie sui lavori nel Chiesino, che fin dal 1576 documentano le varie fasi della costruzione e delle ristrutturazioni, con la raccolta di elemosine e pigioni e anche la vendita di alcuni beni mobili di pregio. Il lascito testamentario di Francesco Faleri, stramaiolo, della Vigna di Capra d’Oro consente per anni di dare le doti alle fanciulle povere del Rione. Le cariche sono elettive e nel tempo divengono sempre meglio strutturate: tra queste le più interessanti sono quelle dell’Alfiere – un giovane porta insegna eletto a maggioranza che deve custodire ed esibire la bandiera – del Camarlengo, con il suo gravoso carico di responsabilità e della Priora, incarico parallelo a quello maschile.
Il nostro Libro delle Memorie ci parla. Parla alla testa, dandoci informazioni preziose sulla vita e le attività della Compagnia di San Salvadore e dell’Onda, e parla al cuore, facendo emergere dal passato nomi e mestieri di Ondaioli e Ondaiole – “abitatori” o “geniali” – sconosciuti: Bernardino Oppi libraro, Giovanni di Leonardo Santini spadaro, Pietro Catani, Aurelia di Berto Albertini – la prima donna nominata nelle Memorie – Monna Frasia hortolana – la prima Priora – Biagio Biagioli pizzicaiolo, Francesco di Pietro Rossi sellaro. E poi il Gratta, il Modana, il Settequattrini, il Carrara, il Biondo, il Birretta.
Gente nostra, gente che pregava nel Chiesino, che percorreva le strade del Rione, che abitava nelle nostre case, che si innamorava, che si ammalava, che si arrabbiava, che gioiva, che lavorava, che faceva figli e che moriva. Cinquecento anni di Memorie, cinquecento anni di vita dell’Onda.